Il giorno 23 Febbraio scorso si è tenuto il convegno promosso dall'Albo degli Autotrasportatori al Transpotec di Verona.
La cosa che mi ha più colpita dell'evento è stata la relazione del dottor Massimo Marciani sull'andamento delle imprese dell'autotrasporto dal 2008 al 2016.
Dal suo studio emergono delle cose veramente interessanti:
A questi dati si aggiunge quello riportato dal dottor Franco Fenoglio, Presidente della sezione veicoli industriali di Unrae, il quale lamenta la caduta di acquisti di mezzi pesanti da parte del settore.
Tutti questi elementi non hanno fatto altro che avvalorare la tesi per la quale Assotir si batte ormai da anni: i piccoli imprenditori non riescono ad avere la forza contrattuale di sopravvivere sul mercato per poter creare utili e investimenti nelle proprie aziende.
A questo punto sarebbe bene porsi delle domande e, molto onestamente, dare a queste delle risposte che siano risolutive per le nostre imprese.
Sembrava prevedere il futuro il nostro Segretario Generale, il Dottor Claudio Donati, quando scrisse quell'articolo subito dopo che fu varata la legge dell'abolizione delle tariffe a forcella nel lontano 2005: "Liberalizzazione Selvaggia", lo intitolò.
E se è certo che oggi, in questo mondo governato dalla liberalizzazione e dalla globalizzazione (che non condivido), parlare di tariffe a forcella sembra uno sproloquio, è altrettanto certo che fu proprio quello il principio della decadenza di questo settore.
Abbiamo provato negli anni a riempire questo vuoto con la legge dei "costi minimi della sicurezza", la cui sentenza della Corte di Giustizia europea fu strumentalizzata da coloro che traevano vantaggio dall'abolizione della stessa, che di fatto portò poi alla soppressione dei costi minimi, rimandando il settore allo sbaraglio.
Il problema non è solo come farsi pagare, il problema è anche "quando" poiché benché esista una legge che regola ciò, essa puntualmente non viene rispettata dalla committenza.
Un altro elemento forte su cui riflettere riguarda l’attività di alcuni "trasportatori" che con un solo mezzo riescono a fare milioni di fatturato, andando così a sfruttare chi questo mestiere lo svolge davvero.
Unatras ha chiesto al Sottosegretario Edoardo Rixi di reinserire quelli che sono i costi di riferimento: essendoci già una legge, reinserirli dovrebbe risultare facile.
Siamo però perfettamente coscienti che questo possa essere solo un palliativo affinché si ritrovi una forma concreta e strutturata per dare risposte certe ad un mercato "malato" il quale, per tutti gli elementi sopracitati, non può assolutamente rispondere alle esigenze di cui necessita l'autotrasporto.
Ricordiamo, inoltre, che dietro ad ogni impresa ci sono uomini, donne, famiglie che cercano di difendere il proprio lavoro per conservare la propria dignità.
Quindi, forza e determinazione per noi che rappresentiamo questa Associazione di categoria e abbiamo la responsabilità politica e morale di difendere e tutelare i nostri associati.
Andiamo avanti!
Anna Vita Manigrasso
Roma, 8 febbraio 2019
Ultimamente sta prendendo piede un nuovo gioco. Si chiama “Siamo tutti Trasportatori” e consiste in una gara a chi è più bravo a dire (NB.: dire) di difendere gli interessi dei traportatori. Vi prendono parte, con particolare evidenza: un grande armatore marittimo, le case costruttrici di autocarri (e anche qui, quanto a potenza non si scherza); infine, un personaggio anonimo ma, certamente, molto influente sul Governo in carica. Tutti, a loro modo, avendo come caratteristica il “non essere trasportatori”, si sono candidati a fare gli interessi dei trasportatori italiani.
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